IL PRINCIPE CARLO MARIA CARAFA

ritratto che si trova nella nostra chiesa

Carlo Maria Carafa (1651-1695) fu Principe della Roccella e Conte di Mazzarino; ereditò questo titolo nel 1676 perché Branciforte per parte di madre, divenendo uno dei più potenti feudatari della Sicilia; era anche Principe di Butera, Grande di Spagna, Principe del Sacro Romano Impero, Primo Nobile del Regno di Sicilia. Fu più volte presidente del parlamento siciliano e ambasciatore del vicerè. Governò i suoi "stati" in maniera illuminata e fu il più alto esponente del partito "spagnolo" all'interno della nobiltà siciliana. Riordinò le leggi e l'amministrazione dei suoi territori in un momento di grande disordine nell'organizzazione del Regno.

Uomo di profonda cultura, diede grande prestigio a Mazzarino, capitale dei suoi possedimenti feudali, dove si trasferì nel 1678, arricchendola di importanti costruzioni. Incoraggiò le lettere e le arti, scrittore egli steso di molte opere di politica, religione, matematica, astronomia, che stampò a Mazzarino nelle tipografie che egli stesso volle.

Nel 1674 sposò la cugina Isabella d’Avalos (infatti, era figlia della zia Francesca Carafa, questa sorella del padre). La coppia ebbe una figlia che morì in tenera età.

Dopo il terremoto del 1693, fondò e costruì a sue spese e su suo progetto la città di Grammichele.

Nel 1694 inizia la costruzione del Collegio e della chiesa di S. Ignazio.

Con la sostituzione dei frati Osservanti con i frati Riformati nel convento di S. Maria di Gesù, il Carafa fece restaurare nel 1689 sia il convento che la chiesa annessa.

Nel testamento stilato il 21 novembre 1690, data ritenuta importante da Saverio Mannella nell’opera I Carmelitani a Mazzarino ecc… perché dimostra la devozione del principe verso la Madonna, essendo tale data giorno della Presentazione di Maria Vergine, vi esprime il desiderio di essere sepolto nella chiesa di S. Maria di Gesù.

Ancora oggi nella chiesa si può ammirare la lapide della sua sepoltura e un suo ritratto olio su tela.

Morì il 1 giugno 1695. Sulla sua lapide funeraria c’è scritto:

"D. O. M. -Agnosce viator mortuum - quem vix craedideras fuisse - mortalem Carolus M. Carafa - hic est But.re Roc.ae et Sacr. Impery - Princeps Sic. Optimatum p. inter Hysp.ae Magnates ex primis sanguine pietate. - Editisq. Libris urbi orbique notis -Ad novenam vix dum lustra provectus, - meritis sat maturus: - terraeque superstes P. Juny - coelum occupavit An. 1695” .

 

A Dio ottimo massimo. O viandante, colui che è qui morto, e che a stento avresti creduto fosse un mortale, è Carlo Maria Carafa, principe di Butera, di Roccella e del Sacro Impero. Primo dei nobili di Sicilia e dei Grandi di Spagna; tra i primi per origine, religiosità e per i libri pubblicati e noti a Roma e nel mondo. Appena avviato verso i nove lustri, abbastanza maturo per i meriti e superstite alla terra, occupò un posto in cielo, il primo di giugno dell’anno 1695.

particolare della lapide
particolare della lapide
lapide funeraria del principe Carlo Maria Carafa
lapide funeraria del principe Carlo Maria Carafa

Stemma del Carafa sull’ingresso del convento